Il fuoco nell’acqua

Il fuoco nell’acqua

Clara Mallegni: quando l’arte si fa gioco

Anna Vittoria Laghi

 

Il gioco ha affascinato, da sempre, l’arte e gli artisti. E se nel passato un gioco in particolare (quello delle carte o delle biglie) diventava protagonista, la cultura del Novecento ha declinato la dimensione ludica in molteplici e innovative forme. Il gioco, a partire dalla avanguardie storiche, è stato adottato per mettere in discussione i canoni del linguaggio convenzionale e per sperimentare nuove ipotesi di rappresentazione mentre le numerose esperienze di II Novecento hanno dialogato con materiali inconsueti, hanno recuperato le forme creative ed espressive dell’infanzia così anche da rompere qualunque piano logico. Come hanno dimostrato alcune recenti mostre, infatti, l’atteggiamento ludico sospende le condizioni della vita adulta, spinge a ribaltare le forme della realtà, tende a mostrare la labilità e la fragilità dell’immagine ma anche del sistema sociale e mina così ogni certezza. Allo stesso tempo l’arte che guarda al gioco spinge a scoprire inedite forme di relazioni fra le cose e le persone portando a modificare o addirittura a rovesciare la prospettiva dalla quale considerarle. E allora, le “sagome umane” di Clara dove la forma è semplificata, ridotta all’essenziale ed è tracciata con una linea sinuosa che ne delinea il movimento, oltre a farsi modello creativo che sceglie in arte l’attività ludica, si fa racconto di un personalissimo e originale itinerario mentale. E mentre emerge con chiarezza l’esigenza di evasione in quell’accenno al “volare in alto” per lasciare tutto a terra, si fa strada il discorso profondo della solidarietà, della fratellanza e della condivisione nelle opere dove ad una sagoma si sostituiscono due o più sagome. Poi, quasi a ricordarci, in un omaggio all’uomo vitruviano di Leonardo che l’uomo è misura e centro di tutte le cose, Clara inserisce la sua sagoma in un cerchio, lo ritaglia in un quadrato, mentre si fa strada l’idea del contrasto che contrappone al ferro, notoriamente materiale duro, alla leggerezza del volo. Infine, quasi a suggerirci che l’uomo contemporaneo può ancora volare lo rende lucido e attraente grazie all’alluminio mentre il volo si colora di un giallo che si fa colore del sole. Si perché Clara esprime la sua creatività ludica anche nella manipolazione dei materiali diversi e differenti che spesso abbina o per contrasto o per similitudine secondo quanto insegna l’arte culinaria dalla quale l’artista proviene, e se è vero, secondo quanto afferma Albert Einstein che “la fantasia è più importante della conoscenza”, Clara quella fantasia insegue in omaggio alla vita che va avanti, mentre crea sculture o si dedica alla grafica e alla pittura spesso mescolando od anche usando in contemporanea le varie tecniche. Così un libro antico di architettura trovato per caso diventa, con i dovuti accorgimenti, simbolo di purezza e rinascita mentre un Robot, nella presenza di un anello che porta al dito, si fa ricordo di una trasformazione avvenuta. E che dire della pittura di Clara dove il modello creativo si tinge di colori accesi mentre il segno volutamente ingenuo che traccia un paesaggio o un volto si arricchisce di elementi solo apparentemente estranei. Anche in questo caso l’attività ludica che ha scelto di ritornare al mondo dell’infanzia e del racconto fiabesco propone un “mondo alla rovescia” così da rappresentare, come aveva fatto Matisse “un’arte equilibrata e pura, un’arte che non inquina né turba” perché desiderava soprattutto con le sue sagome umane “che l’uomo stanco, oberato e sfinito ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità”. Ed io aggiungerei, almeno per quanto riguarda l’ultima produzione, e come prima di me hanno fatto altri critici, che Clara nelle sue opere esprime in particolare una intensa e incontenibile gioia di vivere; una gioia di vivere che è energia e speranza per un futuro migliore ma anche stimolo alla solidarietà e alla fratellanza.

Clara Mallegni: simboli e messaggi

Lodovico Gierut

Pur se nelle opere di Clara Mallegni sosta “in primis”, o quasi sempre una svettante figura inneggiante la gioia di vivere, non c’è dubbio che sia il fuoco, sia l’acqua sono tra gli elementi-simbolo della sua poliedrica personalità. Il fuoco come luce e continuità, l’acqua quale primaria necessità di crescita e di rinnovo sono dunque accostati alle sue pulsioni creative meditate sempre a lungo, ma poi poste in essere con gesti veloci troncando o tagliando lastre metalliche, o plasmando la creta e altre materie. Le figure di questa artista, molte delle quali sono state acquisite nel volgere dell’ultimo quinquennio sia dal patrimonio pubblico, sia da alcune primarie collezioni private, hanno dunque magnificamente e perentoriamente raccontato, o interpretato, fatti e situazioni del nostro tempo, entrando altresì nell’orbita della fiaba, in fiumi musicali o storico/artistici (Michelangelo Buonarroti, Antonello da Messina, Giacomo Puccini…). Ciascuna immagine, a scultura, a pittura delicata o forte, a collage, a incisione o ad altra tecnica, riassume così una autonoma lettura che se da un lato si cuce tematicamente anche con le cave marmoree delle Alpi Apuane o col lago di Massaciuccoli, definendosi altresì con dolcezza in albe e tramonti mediterranei, s’incunea sempre con decisione in una pluralità di simbologie che spesso inneggiano all’amicizia e all’amore e al dialogo tra la gente. L’impegno di Clara Mallegni va perciò ben oltre il semplice atto artistico, dato che il bagaglio delle tecniche in suo possesso – mi riferisco a quelle del passato, oltre alle attuali, acquisite piuttosto recentemente: fotografia, elaborazioni al computer… – ha fatto sì da farle fare un significativo passo in avanti. Sa infatti cosa vuole e come desidera raggiungere un proprio risultato artistico, attingendo con rispetto pure da certi preziosi consigli altrui, fatto che la rende degna di rinnovata considerazione. Nella conclusione della cosiddetta “forma finita” si assesta così quella sua fantasia mai statica, quasi fremente, tant’è che il risultato ottenuto appare ad ogni capitolo sempre significativo, spontaneo ed eloquente.